COMFORT O CHALLENGE ZONE: QUALE STRADA SCEGLIERE A LAVORO?

Eccoci alla quarta puntata di Challenging Weeks, la newsletter settimanale di Challenging Consulting, nata con l’obiettivo di essere molto più di un semplice aggiornamento: vogliamo accompagnarti in un percorso di crescita professionale e personale.

Ogni settimana ti offriremo contenuti selezionati per ispirarti, informarti e aiutarti ad affrontare con consapevolezza le sfide del mondo del lavoro.

Il tema odierno riguarda la scelta tra comfort e challenge zone nel contesto lavorativo: rimanere nella prima offre sicurezza e stabilità, mentre abbracciare la seconda permette di sviluppare nuove competenze, rafforzare la resilienza e cogliere opportunità di crescita

COMFORT O CHALLENGE ZONE: QUALE STRADA SCEGLIERE A LAVORO?

La “comfort zone” rappresenta uno spazio mentale e comportamentale in cui le persone si sentono a loro agio e al sicuro, evitando ansia, stress e incertezze. Tuttavia, questo stato di stabilità, se protratto nel tempo, può trasformarsi in una barriera per il cambiamento e la crescita personale, impedendo l’esplorazione di nuove opportunità e il raggiungimento del proprio potenziale.

LA PANDEMIA E L’“EFFETTO CAPANNA”

La pandemia di Covid-19 ha avuto un impatto profondo sul nostro rapporto con la comfort zone, amplificandone il ruolo nella vita quotidiana. Il fenomeno noto come “effetto capanna” descrive il desiderio di restare in ambienti familiari e protetti, un atteggiamento che si è intensificato durante i lunghi periodi di lockdown.

Ricerche condotte dalla Harvard Business Review e altre analisi comportamentali mostrano come questa tendenza abbia ridotto la propensione al rischio e al cambiamento, spingendo molte persone a preferire situazioni lavorative o personali più stabili. In particolare, il lavoro da remoto è diventato una scelta privilegiata per chi cerca di mantenere un senso di sicurezza e controllo, pur rinunciando a forme di interazione e dinamismo tipiche degli ambienti di lavoro tradizionali.

La ricerca di sicurezza, soprattutto dopo eventi destabilizzanti come la pandemia, può offrire dei vantaggi a breve termine, come una maggiore serenità e una riduzione dello stress. Tuttavia, questa sicurezza può anche generare dei rischi. L’evitamento del cambiamento e dell’incertezza, ad esempio, può condurre a una stagnazione sia personale che professionale. Se si evita di affrontare situazioni nuove e sfidanti, si limita la possibilità di sviluppare nuove competenze, esplorare opportunità e fare esperienze che arricchiscano la propria vita.

Inoltre, questa preferenza per ambienti sicuri può favorire l’isolamento sociale. La ricerca di situazioni familiari e controllabili può ridurre la frequenza e la qualità delle interazioni umane, portando a una diminuzione della connessione con gli altri e a una maggiore solitudine. L’evitare il rischio e la paura del fallimento può anche minare la volontà di mettersi alla prova. Questo timore può renderci meno disposti ad affrontare nuove sfide, che sono invece essenziali per la crescita personale e la realizzazione di sé.

Per superare questi limiti, è fondamentale fare piccoli passi fuori dalla propria zona di comfort. Accettare il disagio come parte integrante del cambiamento può essere un punto di partenza: affrontare gradualmente situazioni nuove permette di ridurre la paura dell’ignoto. Iniziare a esplorare nuove opportunità, anche in ambiti che sembrano lontani dalla routine quotidiana, aiuta a stimolare la crescita. Coltivare la resilienza, inoltre, è cruciale per imparare a gestire l’ansia e l’incertezza che accompagnano il cambiamento, preparandoci ad affrontare le sfide future con maggiore consapevolezza e determinazione.

LA CHALLENGE ZONE E COME USCIRE AL DI FUORI DEGLI SCHEMI

La challenge zone rappresenta un’area che spinge le persone a confrontarsi con difficoltà che stimolano l’acquisizione di nuove competenze e rafforzano la resilienza. Affrontare sfide consente di sviluppare capacità di adattamento, rendendo le persone più preparate a gestire i cambiamenti e a superare la stagnazione tipica della comfort zone. Studi come quello condotto dalla Harvard Business Review nel 2023 confermano che le difficoltà migliorano l’adattabilità, preparando i professionisti non solo ad affrontare le sfide immediate, ma anche a gestire imprevisti e crisi in futuro.

Uscire dalla propria zona di comfort e abbracciare la challenge zone ha effetti positivi anche al di là della sfera professionale. Non si tratta solo di acquisire nuove competenze, ma di prepararsi a un futuro più dinamico, dove le sfide diventano opportunità di crescita.

Un esempio significativo si trova nel libro “Prada, una storia di famiglia”, in cui l’autore esplora come Miuccia Prada e Patrizio Bertelli, fondatori del celebre brand, abbiano saputo affrontare sfide e cambiamenti strategici. La loro visione e orientamento all’innovazione mostrano come la resilienza e la propensione al cambiamento possano condurre a grandi successi, riflettendo un approccio proattivo che valorizza il superamento del comfort e la ricerca di nuove opportunità.

In questo contesto, la challenge zone non è solo un terreno di difficoltà, ma anche di crescita, in cui le sfide possono trasformarsi in occasioni per migliorarsi e rispondere con maggiore forza alle difficoltà future.

AFFRONTARE LA CHALLENGE ZONE: DALLA SICUREZZA DELLA COMFORT ZONE ALLA CRESCITA PERSONALE E PROFESSIONALE”

Fare scelte difficili significa non dare mai forfait e il cervello ha bisogno di impegnarsi a trovare nuove soluzioni all’istante. Le scelte difficili rendono più saggi, forti e sani, mentre quelle facili ci rallentano, ci portano a sprecare energie per qualcosa di comodo o divertente. Davanti a ogni avversità, chiedetevi:” Qual è la scelta difficile e quella facile?”, così saprete subito qual è quella giusta.

Allontanate le paure insite nel cambiamento e accogliete nuove sfide che possono aiutarvi nel cercare nuove prospettive e che vi permettano di imparare qualcosa.

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FROM ZERO TO HERO: IL CASO DI LEWIS CANTLEY

Eccoci alla terza puntata di Challenging Weeks, la newsletter settimanale di Challenging Consulting, nata con l’obiettivo di essere molto più di un semplice aggiornamento: vogliamo accompagnarti in un percorso di crescita professionale e personale.

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FROM ZERO TO HERO: IL CASO DI LEWIS CANTLEY

Questo articolo racconta la storia di Lewis Cantley e di come un “NO” possa trasformare il corso di una carriera. Perseveranza, fiducia in sé stessi e determinazione hanno permesso al Dr. Cantley di fare scoperte rivoluzionarie nel campo della ricerca oncologica, collaborando con alcune delle università e dei medici più influenti degli Stati Uniti. La sua esperienza ha dato un nuovo significato al concetto di “fallimento” trasformandolo in opportunità.

QUANDO UN NO CAMBIA TUTTO

Lewis Cantley è stato protagonista di un’importante rivoluzione scientifica grazie alla scoperta del ruolo fondamentale dell’enzima fosfatidilinositolo-3-chinasi (PI3K). I suoi studi pionieristici hanno portato a trattamenti innovativi per il cancro, il diabete e le malattie autoimmuni, cambiando profondamente il panorama della medicina moderna.

Nel 1985, nonostante fosse stato assistente e professore associato nel dipartimento di Biochimica e Biologia Molecolare di Harvard, Cantley non ottenne una cattedra. Il suo lavoro si concentrava sulle proteine e sui lipidi che regolano il funzionamento delle membrane cellulari, un tema poco apprezzato all’epoca, poiché l’attenzione era rivolta alle scoperte emergenti nei campi della genetica e della biologia molecolare.

In cerca di nuove opportunità, Cantley si trasferì alla facoltà di Medicina della Tufts University, nei pressi di Boston, dove iniziò a collaborare con scienziati che riconobbero l’importanza dei percorsi biochimici nel cancro. Fu proprio alla Tufts che, grazie a queste collaborazioni, scoprì il ruolo cruciale del PI3K, un enzima determinante per la crescita cellulare e implicato sia nel diabete sia nel cancro.

Nel 1992, i successi ottenuti gli valsero un ritorno ad Harvard come professore di Biologia Cellulare presso la Harvard Medical School.

COSA CI INSEGNA LA STORIA DI LEWIS CANTLEY

La testimonianza di Lewis Cantley ci insegna che un rifiuto non è mai la fine del percorso, ma può rappresentare l’inizio di una nuova opportunità. Non ottenere una cattedra ad Harvard nel 1985 non ha fermato Cantley, ma lo ha spinto a esplorare strade alternative, portandolo a scoperte scientifiche rivoluzionarie.

La sua determinazione dimostra che la passione per il proprio lavoro, la perseveranza e la capacità di adattarsi alle difficoltà sono fondamentali per raggiungere grandi traguardi.

Cantley ci ricorda, inoltre, l’importanza della collaborazione: circondarsi di persone che condividono la stessa visione può trasformare un’idea in un risultato concreto.

In definitiva, la sua storia è un esempio di resilienza e innovazione, ispirando chiunque a non arrendersi davanti a un “NO” ma a trasformarlo in un trampolino per il successo.

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COME ALIMENTARE LA CREATIVITA’ NEL MONDO DEL LAVORO?

Eccoci alla seconda puntata di Challenging Weeks, la newsletter settimanale di Challenging Consulting dedicata a chi sta cercando lavoro, nuove opportunità o semplicemente a chi vuole rimanere informato!

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Oggi parliamo della creatività, di fondamentale importanza sia nel mondo del lavoro che nella vita quotidiana in quanto permette di sviluppare l’innovazione, la flessibilità mentale e la capacità di vedere il mondo da prospettive diverse.

COME ALIMENTARE LA CREATIVITÀ’ NEL MONDO DEL LAVORO?

Nel contesto lavorativo odierno dove si è sempre più connessi e le aziende cercano di differenziarsi dai propri competitor per ottenere un vantaggio competitivo, la creatività assume un ruolo decisivo in quanto è una risorsa fondamentale per affrontare le sfide del mercato e per stimolare l’innovazione.

Per favorirne lo sviluppo si richiede un approccio strategico e una cultura aziendale che ne riconosca il valore. Di seguito, saranno fornite alcune riflessioni su come favorire la creatività sul lavoro.

Ah, dimenticavo: il blocco creativo non esiste! Ma ne parleremo più avanti

COME ALLENARE LA CREATIVITA’?

La creatività può essere alimentata sia in modo autonomo che attraverso un gruppo di lavoro. Ad ogni modo è importante mantenere la mente attiva effettuando attività giornaliere di ogni tipo, raggiungendo piccoli obiettivi quotidiani e cercare nuove sfide.

Nel pratico, codeste attività richiedono poco tempo ma sono essenziali per sviluppare un pensiero che vada oltre quel confine che ci siamo imposti.

Ma quali sono queste attività? Per esempio, il brainstorming può essere un buon inizio dal momento che il confronto di idee porta a significativi risultati. Accogliere idee e pensieri diverse dalle proprie è un ottimo punto di partenza per cercare di migliorarsi, di aprirsi mentalmente a nuove prospettive e a raggiungere un obiettivo. Inoltre, questa dinamica collettiva innesca un effetto a catena: un’idea iniziale può ispirarne altre, portando a risultati che difficilmente emergerebbero in un contesto individuale.

Un altro elemento che rende il brainstorming così efficace è la concentrazione che richiede. Avere un tempo definito per generare idee costringe i partecipanti a focalizzarsi intensamente sul problema, favorendo l’emergere di intuizioni rapide e creative. È uno strumento che non solo alimenta l’innovazione, ma crea anche un clima di fiducia e cooperazione all’interno del gruppo.

A livello individuale, invece, è utile impegnarsi in attività che stimolino il pensiero laterale ovvero la ricerca di soluzioni alternative rompendo schemi logici tradizionali, la curiosità e la capacità di esplorare nuove prospettive.

Una pratica efficace è dedicare del tempo ogni giorno a scrivere idee, riflessioni o progetti senza preoccuparsi della struttura (e ovviamente anche del parere non richiesto di altre persone!). Questa attività è utile per liberare la mente ed esplorare nuovi percorsi di pensiero.

Un’altra attività fondamentale è la lettura di testi, articoli, blog sia inerenti alla propria job position che per svago dato che può portare ad intuizioni inaspettate.

Svolgere attività che aiutino a sviluppare e a rafforzare il pensiero creativo si possono trovare semplicemente all’interno della nostra routine anche indirettamente.  Per esempio, rifarsi il letto e mettere in ordine la stanza contribuiscono ad un ambiente organizzato e visivamente piacevole che favorisce la chiarezza mentale. Inoltre, raggiungendo un piccolo obiettivo quotidiano favorisce una sensazione di soddisfazione personale che aiuta a mantenere uno stato mentale attivo e soprattutto positivo. In questa ottica, il cervello è più incline a pensare in modo aperto e produttivo.

È doveroso effettuare un cenno al cosiddetto blocco della creatività in quanto questa concezione è molto diffusa nel contesto lavorativo. Il blocco non è altro che la paura di fallire e ci porta ad enfatizzare su alcuni aspetti che rallentano il pensiero creativo. Di fatti, abbiamo visto come la positività influisce sulla creatività e ipotizzare dei futuri e alquanto improbabili scenari funesti possa essere un freno.

Non lasciate che i dubbi e le autocritiche che risuonano nella vostra mente vi rallentino, proseguite per la vostra strada senza voltarvi e siate più gentili con voi stessi. Lasciate che la vostra mente vi mostri la stessa gentilezza che desiderate mostrare agli altri! Mike Maples jr

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TRACCIA IL TUO DOMANI: L’ESERCIZIO DELL’EPITAFFIO COME BUSSOLA DI VITA

Eccoci alla prima puntata di Challenging Weeks, la newsletter settimanale di Challenging Consulting, nata con l’obiettivo di essere molto più di un semplice aggiornamento: vogliamo accompagnarti in un percorso di crescita professionale e personale. Ogni settimana ti offriremo contenuti selezionati per ispirarti, informarti e aiutarti ad affrontare con consapevolezza le sfide del mondo del lavoro.

Challenging Weeks è pensata per chiunque voglia crescere: per chi è alla ricerca di un nuovo lavoro, per chi ha appena terminato il proprio percorso di studi e desidera orientarsi nel mercato, o per chi ha deciso di intraprendere nuovi sentieri professionali. Questa newsletter sarà una finestra aperta su testimonianze di imprenditori e professionisti che hanno trasformato le difficoltà in opportunità, storie vere che dimostrano come il cambiamento, se affrontato con la giusta attitudine, possa diventare il motore del successo.

Ogni settimana, esploreremo teorie e strumenti pratici per superare gli ostacoli, concentrandoci sulle best practice che si allineano alle tue competenze e aspirazioni. Non si tratta solo di ricevere informazioni, ma di trovare idee utili che puoi applicare direttamente alla tua realtà. Vogliamo che Challenging Weeks diventi un momento fisso nella tua settimana, un appuntamento per riflettere, imparare e mettere a fuoco il tuo prossimo obiettivo.

Siamo pronti per iniziare questo viaggio insieme, e speriamo che anche tu lo sia. Sei pronto a raccogliere la sfida?

TRACCIA IL TUO DOMANI: L’ESERCIZIO DELL’EPITAFFIO COME BUSSOLA DI VITA

Molto spesso nella nostra vita siamo davanti a numerose decisioni da prendere e spesso molte di queste sono superflue e possono sovraccaricarci emotivamente e fisicamente. In questa ottica, è bene saper individuare a cosa dire di no e a quale progetto o decisione abbracciare ma non è semplice farlo. Per questo motivo, l’esercizio dell’epitaffio, seppur macabro, può avere un ruolo importante nella nostra vita poiché ci permette di capire cosa è superfluo e di conseguenza  eliminarlo in un secondo momento, e cosa conta per noi.

L’ESERCIZIO DELL’EPITAFFIO NEL MONDO DEL LAVORO

L’esercizio dell’epitaffio può essere un potente strumento di riflessione anche per chi ha appena terminato l’università, offrendo un modo per affrontare il periodo di transizione che precede l’ingresso nel mondo del lavoro.

In questa fase della vita, l’epitaffio non è solo un momento di riflessione sul passato, ma diventa uno strumento per proiettarsi verso il futuro. Si tratta di immaginare come si vorrebbe essere ricordati non alla fine della vita, ma tra qualche anno, quando le prime esperienze professionali saranno già parte del proprio percorso.

Questo esercizio invita a riflettere sui valori che si desidera trasmettere attraverso il proprio lavoro e sulla traccia che si intende lasciare, sia in ambito professionale che personale.

Non si tratta solo di pensare a successi tangibili, ma di considerare ciò che si vuole che rimanga impresso nel tempo: un atteggiamento verso il lavoro, l’etica professionale o l’impatto che si desidera avere sugli altri. L’epitaffio diventa quindi una bussola, utile per valutare se il percorso che si sta per intraprendere rispecchia veramente le proprie aspirazioni, aiutando a fare scelte più consapevoli.

COME FUNZIONA?

Immaginando la propria memoria tra qualche anno, si può iniziare a tracciare un percorso che non si limita a raggiungere obiettivi, ma che costruisce una carriera che rifletta i propri ideali.

Con l’epitaffio, anche il neolaureato può iniziare a definire lo scopo della propria vita professionale, a trovare la motivazione per affrontare le prime sfide e a riflettere sulle scelte da fare, valutando se le opportunità offerte siano veramente in sintonia con la persona che desidera diventare.

In questo contesto, l’epitaffio diventa una guida, che può essere esplorata da solo, attraverso un diario, o con il supporto di un gruppo di riflessione o un coach, offrendo l’opportunità di sviluppare una consapevolezza più profonda delle proprie motivazioni. Per un neolaureato, questo esercizio rappresenta una chiara dichiarazione di intenti, una sorta di manifesto per il futuro, che aiuta a fare scelte più mirate e a orientare le decisioni verso un percorso che abbia un significato personale profondo.

Facendo un esempio pratico, un neolaureato che, di fronte all’inizio di una nuova carriera, riflette su come vorrebbe essere ricordato. Potrebbe desiderare che il suo epitaffio parli di una persona che ha affrontato ogni sfida con determinazione, cercando sempre di crescere sia professionalmente che personalmente. In un contesto lavorativo, potrebbe voler essere ricordato come qualcuno che ha saputo creare opportunità, ispirando gli altri a fare lo stesso, o come un individuo che ha lavorato con passione e integrità, guadagnandosi la fiducia e il rispetto dei colleghi.

Potrebbe anche immaginare un epitaffio che evidenzi come, nonostante gli errori, abbia sempre cercato di imparare e migliorarsi, rimanendo umile e aperto al cambiamento.

L’epitaffio potrebbe riflettere una carriera costruita non solo su successi tangibili, ma anche su un impatto positivo sugli altri, come colui che ha lasciato un segno duraturo attraverso la propria influenza. Potrebbe, infine, parlare di qualcuno che ha fatto del sogno una realtà, guidato dalla curiosità e dal desiderio di fare la differenza, e che ha sempre cercato di restare fedele ai propri valori e alla propria visione, senza compromessi.

Un epitaffio simile non solo delineerebbe i traguardi professionali, ma rispecchierebbe anche la persona che il neolaureato aspira a diventare, trasmettendo l’essenza dei suoi principi e della sua carriera.

Infine, questo test rappresenta un monito per concentrare tempo e risorse nel progetto o nella presa di decisione migliore per la propria vita, in modo oggettivo, senza farsi influenzare da fattori esterni.

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